Vere e finte, immaginate e costruite, marziane e terrestri…

Città immaginarie è opera eccezionale, per profondità e ampiezza, ed è stata pubblicata nel 2015 da Influx Press e scritta da Darran Anderson, un giovane autore irlandese dalla cultura veramente sterminata.

Sulle tracce di Calvino, Borges e di buona parte della cultura, filosofia, arte e architettura occidentale e orientale, vera o immaginata, l’autore esamina il concetto di città  dal macro al microcosmo. Un viaggio meraviglioso tra stupori oppiacei, allucinazioni di prigionieri, decadenze notturne, impossibili grattacieli sovietici e civiltà  sotterranee.

Tutto ciò che l’essere umano ha concepito intorno al concetto di città in questo libro c’è.

Le meravigliose immagini che accompagnano questo blog e che accompagneranno il volume sono di Karina Puente, una giovane illustratrice peruviana, e fanno parte del suo bellissimo progetto “[In]visibile Cities”, ispirato dall’omonima opera di Calvino, a cui Anderson è molto legato.

Il primo capitolo di Città Immaginarie

In “Città immaginarie” si tracciano percorsi nelle metropoli e nell’immaginazione, sulle orme di Marco Polo, “l’uomo dal Milione di bugie”. Quest’opera di saggistica creativa si muove nello spazio, nel tempo e nelle possibilità, mappando città del suono, delle nuvole, della malinconia e dell’aldilà, dove il tempo scorre all’indietro. Darran Anderson supera i cliché della psicogeografia, senza rivisitare semplicemente il passato urbano, ma invadendolo e reinventandolo. Raccogliendo l’eredità di Borges e Calvino, il libro esamina la città dal macrocosmo globale al microcosmo delle prospettive dei suoi abitanti. Attraversa i sogni da oppiacei, i viaggi per mare, le allucinazioni dei prigionieri, la decadenza notturna, gli impossibili grattacieli sovietici, i golem predatori, le civiltà sotterranee, le profezie apocalittiche e l’opera di visionari dell’architettura come Antonio Sant’Elia, Archigram e Buckminster Fuller. “Città immaginarie” dimostra che ogni città sognata da artisti, scrittori, architetti e pazzi ha un equivalente reale e che Marco Polo non era un bugiardo. Le città immaginarie non hanno bisogno di esistere semplicemente nella finzione o nella mente. Le abitiamo già.

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