IL MONDO DI MIZORA

In Dentata, Darran Anderson si inoltra nel mondo delle Utopie al femminile. Partendo da “Mizora, una profezia” di MAry E. Bradley Lane, si prosegue con “La terra delle Donne”, di Charlotte Perkin Gilman.

Per chi poi volesse approfondire il genere della distopia/utopia al femminile c’è anche “Arqtiq: A Story of the Marvels at the North Pole” di Anna Adolph, che ha in comune con Mizora il sottogenere della Terra cava, su cui ritorneremo.

Mizora è un’utopia femminile, cioè un’utopia abitata solo da donne. La protagonista è molto curiosa su questo aspetto ma non si interroga su di esso fino all’ultimo terzo della storia a causa della sua reticenza nel porre domande personali ai suoi ospiti. Nel frattempo, le viene insegnata la lingua, presentata alle persone e alle istituzioni, e fornisce un resoconto dettagliato di come la società abbia raggiunto una vita di abbondanza e di svago produttivo attraverso i miracoli della chimica e dell’elettricità. Il cibo è in gran parte sintetizzato (gli animali domestici sono stati eliminati), tutti i macchinari sono comandati da elettricità, aria compressa, idrogeno combustibile prodotto per elettrolisi, e altri metodi “green”. L’istruzione è gratuita per tutti a tutti i livelli (e in qualsiasi momento della vita) ed è considerata il bene più grande. Le persone sono incoraggiate e sostenute nel trovare la loro vera vocazione, sia che si tratti di inventare nuovi dispositivi per il risparmio di manodopera. I Mizorani, o meglio LE Mizoriane hanno determinato “scientificamente” che le persone bianche, bionde e dagli occhi azzurri sono intrinsecamente superiori, e quindi il processo con cui le donne sono autorizzate a riprodursi è stato deliberatamente selezionato per queste caratteristiche. Allo stesso modo, nelle prime parti del processo di trasformazione della società mizorana, la personalità sfortunata e i difetti intellettuali sono stati rimossi dalla società vietando ai loro portatori di riprodursi. Così, mentre il racconto continua, quello che all’inizio sembrava un paradiso intellettuale e scientifico si rivela come uno spettacolo di orrore umanitario, razzista e classista.

Ma la cosa più sorprendente, e più eccitante, era l’assoluta mancanza d’uomini. Potevo vagare dentro il magnifico edificio senza barriere o sorveglianza. Le porte non avevano serratura. Una sala ospitava una vasta galleria piena dipinti e statue di donne: di nobile aspetto, belle, ma sempre e solo donne. Il fatto che fossero tutte bionde, per quanto singolare, mi impressionò meno. Persone estranee andavano e venivano in continuazione, ma non incrociai mai un volto maschile. Nel mio paese ero abituata a considerare l’uomo come una necessità vitale. Occupava tutti gli uffici governativi, era l’arbitro della vita domestica. Non pareva possibile che un paese o un governo potessero sopravvivere senza il suo aiuto e consiglio. Inoltre, Mizora era un paese che sembrava fatto apposta per i maschi, per quanto insensibili alla bellezza o al fascino femminile fossero. La ricchezza era diffusa ovunque. Il clima sarebbe piaciuto anche al più severo dei critici. I prodotti degli orti e dei giardini erano aldilà di ogni descrizione…

Viene da chiedersi se sia possibile slegare il lavoro manuale dall’oppressione femminile, eliminando i tratti negativi della società odierna senza finire nel baratro dell’eugenetica, del separatismo e del razzismo.

Uno dei punto più interessanti del romanzo, che non è certo un capolavoro letterario, è la necessità (allora immaginata, oggi terribilmente pressante) di trovare modi alternativi di produzione, di eliminare l’inquinamento, l’allevamento intensivo e soprattutto di trovare una fonte di energia rinnovabile e pulita.

Ma soprattutto… con centinaia di anni di anticipo, le Mizoriane avevano roomba.

My first visit happened to be on scrubbing day, and I was greatly amused to see a little machine, with brushes and sponges attached, going over the floor at a swift rate, scouring and sponging dry as it went. Two vessels, one containing soap suds and the other clear water, were connected by small feed pipes with the brushes. As soon as the drying sponge became saturated, it was lifted by an ingenious yet simple contrivance into a vessel and pressed dry, and was again dropped to the floor. I inquired how it was turned to reverse its progress so as to clean the whole floor, and was told to watch when it struck the wall. I did so, and saw that the jar not only reversed the machine, but caused it to spring to the right about two feet, which was its width, and again begin work on a new line, to be again reversed in the same manner when it struck the opposite wall.

Nota [56-57]

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